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lunedì 31 ottobre 2016

CENNI DI PROSECCO



Alcuni storici ritengono che l’odierno Prosecco addirittura sia il mitico vino Pucino, che l’imperatrice Livia augusta si faceva inviare a Roma nelle anfore di terracotta dal porto di Aquileia.
Comunque le ipotesi più accreditate relative all’origine del vitigno sembrano essere due: la prima ipotesi vuole il vitigno originario del comune di Prosecco, nel Carso triestino in prossimità del confine sloveno, dove da secoli è chiamato Glera.
Successivamente grazie alle migrazioni dei popoli, agli scambi commerciali e al consolidarsi dell’egemonia della Repubblica di San Marco sull’entroterra veneto la Glera si diffuse nella marca trevigiana, e nei Colli Euganei , dove prese il nome di Serprina.
La seconda ipotesi al contrario ritiene che il vitigno Glera sia originario dei Colli Euganei da dove si sarebbe gradualmente diffuso verso la Slovenia.
A partire dal periodo medievale la Glera iniziò a diffondersi nella provincia di Treviso (nella zona settentrionale sulla sinistra del fiume Piave) in particolar modo tra il XIV e il XV secolo sulle colline che congiungono Conegliano a Valdobbiadene questo vitigno trovò un terroir ottimale per esprimersi.
Sulle colline trevigiane accanto alla Glera, chiamata anche Prosecco Tondo, si diffusero delle varietà autoctone di singolare rilevanza per patrimonio genetico e tipicità quali: la Bianchetta, la Perera, il Verdiso e il Prosecco Lungo.
Tornando a parlare di Glera (Prosecco Tondo) risulta, da ricerche storiche, che nella prima metà dell’Ottocento la sua diffusione si limitava a soli 4 comuni: Maser, Susegana, San Pietro di Barbozza e Valdobbiadene. Successivamente a partire dagli inizi del Novecento la sua diffusione risultò assai capillare.
La Glera presenta un grappolo grande, allungato, piramidale, alato con acini rotondi di dimensioni diseguali che assumono un colore giallo dorato in piena maturazione fenolica. Il vino che si ottiene dalla Glera risulta non eccessivamente strutturato con moderata acidità, al naso si percepisce un’ intensità olfattiva piuttosto fine con sentori di frutta fresca.
Nelle Colline Trevigiane esistono due biotipi di Prosecco Tondo: il Balbi (grappolo più spargolo) e il Cosmo (grappolo più compatto).
Per quanto riguarda la Bianchetta dobbiamo dire che fino alla gelata del 1709 era il vitigno più diffuso nelle colline trevigiane. Attualmente risulta abbastanza presente nella zona di Maser, Arsiè e Feltre. Presenta un grappolo di media grandezza, alato e compatto. Gli acini sono di medie dimensioni, sferoidali, di colore giallastro, pruinosi e con buccia spessa e consistente. Vinificata in purezza si evidenzia una certa acidità e sapidità ed una discreta struttura.
Per quanto riguarda il Verdiso dobbiamo dire che questa varietà è coltivata da tempi remoti nella zona delle colline di Valdobbiadene e Conegliano. Il grappolo risulta mediamente compatto con acini di dimensioni medie, buccia pruinosa, non molto spessa, leggermente puntinata. In purezza presenta un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. I profumi virano sul vegetale e floreale, in bocca non risulta eccessivamente strutturato, presenta però una buona acidità che lo rende “fresco”.
Parlando di Perera, conosciuta con il nome di Pevarise nella zona di Valdobbiadene, parliamo di un altro vitigno autoctono del territorio. Negli anni settanta ha rischiato di scomparire a causa della comparsa nei vigneti del Trevigiano di una malattia (con grande probabilità la flavescenza dorata) verso la quale ha dimostrato grande sensibilità. Diffusa soprattutto nei comuni di San Pietro di Barbozza e Santo Stefano presenta un grappolo grande e spargolo, con acini di dimensioni uniformi sferoidali, a maturazione assumono un colore giallo dorato, con buccia pruinosa e consistente. Se vinificata in purezza presenta un colore giallo paglierino con riflessi dorati, al naso note fruttate fresche e in bocca pur risultando secco presenta una grande morbidezza equilibrata da una certa sapidità.
Prosecco Lungo è un vitigno quasi completamente sconosciuto nella zona di Conegliano, è discretamente diffuso nel comune di Valdobbiadene ed a Col San Martino, frazione di Farra di Soligo, nel periodo prefilossera. Nella ricostituzione dei vigneti non è più stato riutilizzato nei vigneti del Trevigiano. Il grappolo del Prosecco Lungo è di media grandezza, piramidale, alato;gli acini di dimensioni uniforme ed a maturità prendono un colore giallo carico. Dalla vinificazione si ottiene un vino di ottima struttura con buon corpo e buona acidità con profumi vegetali e speziati.
Da sottolineare che il lavoro compiuto dall'Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano insieme all'Istituto Sperimentale per l'Enologia di Asti ed i Vivai Cooperativi di Rauscedo ha permesso di caratterizzare che il Prosecco Corto e il Prosecco Lungo sono due varietà molto diverse dal punto di vista ampelografico, enologico e della struttura biomolecolare.

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